Ermete Realacci
4 Aprile 2025

IN 5 MINUTI. Piccoli comuni italiani, tra sfide globali, tutela della “bellezza” e dell’identità, e un occhio all’innovazione. Conversazione con Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola.

Come difendere il valore e l’identità dei piccoli comuni italiani? Li salverà la ricerca della “bellezza”?

Queste domande ci introducono alla seconda conversazione sulla prossimità che abbiamo organizzato coinvolgendo alcune delle più autorevoli voci del paese su questo tema per noi fondamentale. Perché, crediamo, prima di vendere, dobbiamo sempre cercare di comprendere. Abbiamo incontrato: Ermete Realacci.

Ermete Realacci, ambientalista, presidente onorario di Legambiente e presidente di Symbola, Fondazione per le Qualità italiane, ha svolto anche come parlamentare un incessante lavoro di valorizzazione dei piccoli comuni e del territorio del nostro paese. Un lavoro che ha portato anche all’approvazione della Legge 158/2017 per la valorizzazione dei piccoli comuni, a sua prima firma. In questa conversazione abbiamo parlato con Realacci di sostenibilità e competitività, percezione dei cittadini, innovazione e bellezza, fino a scoprire che già nell’Italia rinascimentale si investiva sulla qualità dei luoghi “per accrescimento della città e dei cittadini”.

Presidente Realacci, lei cita spesso una frase di Sant’Agostino: “Sono tempi cattivi, dicono gli uomini; vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi”. Ma cosa significa oggi “vivere bene”? Per inseguire competitività e benessere si rischia di tralasciare la sostenibilità?

La frase di Sant’Agostino ci ricorda che il cambiamento dipende anche da noi. Viviamo un periodo di grandi difficoltà, abbiamo bisogno di vedere i problemi e capire come affrontarli. Capire che c’è un rapporto tra un’economia più a dimensione umana e la competitività. Come dice il Manifesto di Assisi, promosso da Fondazione Symbola con il Sacro Convento di Assisi, “affrontare con coraggio la sfida climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro”.

Alcuni grandi temi hanno però una scala che va al di là della dimensione locale. Pensiamo al cambiamento climatico e alle sue conseguenze. Come possiamo affrontare queste sfide in modo concreto all'interno delle nostre città e comunità?

Gli effetti del cambiamento climatico sono già sotto i nostri occhi. L’Adriatico la scorsa estate era il secondo mare più caldo del mondo. Questi fenomeni portano a turbolenze climatiche e alluvioni. Non possiamo ignorare i grandi temi come l’importanza di tutelare l’ambiente, di proteggere il territorio. Dobbiamo trovare le risposte e affrontare insieme queste sfide, agendo sia sulla mitigazione riducendo le emissioni inquinanti, sia sull’adattamento fronteggiando i mutamenti in atto. Una risposta concreta è quella che arriva anche dalle comunità locali. Penso alla cooperativa CAB Ter.Ra di Ravenna, che nel maggio 2023 ha accettato di far allagare i propri terreni per salvare la città. Servono risposte e azioni che a volte arrivano dalle piccole comunità, dalle piccole realtà che rispondono ai grandi temi in modo propositivo. Serve un’azione coordinata tra istituzioni, imprese e cittadini per affrontare queste sfide con responsabilità e visione a lungo termine.

Quali sono i principali elementi che influenzano la percezione sulla sostenibilità tra i cittadini?

Il Rapporto annuale “Sostenibilità e Qualità”, realizzato da Symbola e Ipsos in collaborazione con la Camera di Commercio di Brescia, dimostra che la sostenibilità non viene percepita tanto attraverso i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 o i 169 target, strumenti utili per confrontare le politiche di Stati o grandi aziende ma che non parlano agli umani. I cittadini percepiscono la sostenibilità attraverso tre driver fondamentali. Il primo è il driver etico, che interessa e attiva una percentuale relativamente ridotta di cittadini (7-8%). Il secondo è legato alla paura dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze (20-30%). Ma la parte più grande della popolazione associa la sostenibilità alla qualità. I cittadini vedono un prodotto sostenibile come più affidabile, migliore e più adatto alle loro esigenze. Un’impresa sostenibile come più degna di fiducia. Questo è un punto centrale per le imprese che vogliono essere competitive. 

Oggi con Symbola, ma prima con Legambiente e soprattutto nel suo ruolo di parlamentare, lei ha fatto un importantissimo lavoro di riconoscimento e valorizzazione dei piccoli comuni, tema che ci è particolarmente caro. Quale ruolo possono giocare nel contesto attuale? Si riuscirà a preservarne l’identità?

L’Italia ha una storia legata alle città. Già nel Trecento avevamo un grande numero di centri urbani con più di 5.000 abitanti, molto più della media europea. Questo legame con le città ha influenzato la nostra capacità di innovare. Oggi, anche in piccoli comuni di mille o duemila abitanti, possiamo trovare imprese molto moderne e avanzate tecnologicamente, capaci di portare innovazione e coesione e di essere, con la rete, connessi con il resto del mondo. Si parla infatti non solo di smartcity ma anche di smartland. Per esempio, anche in mezzo all’Appennino possiamo trovare realtà virtuose, anche nei luoghi più impensati. È qui che trova spazio il senso di appartenenza e l’identità del territorio: ci consentono di valorizzare il nostro passato e di usarlo come ingrediente per costruire il futuro.

Le reti sociali così come le risorse naturali sono spesso associate al concetto di "bene comune". È possibile rendere questi “beni comuni” fattori competitivi? In che modo possono essere tradotti in opportunità economiche?

Se un’azienda appare come parte del bene comune, acquisisce fiducia. Questo non è quindi solo un valore etico, ma anche un vantaggio competitivo. L’impegno con le comunità energetiche, la sensibilità verso prodotti o iniziative che mettono al centro la tutela dell’ambiente possono fare la differenza. Le imprese italiane devono puntare sulla qualità e sulla bellezza incrociandole con l’innovazione e la coesione. Lo diceva già la Costituzione senese del 1309: “chi governa deve avere massimamente a cuore la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. Lo trovo un testo bellissimo perché c’è marketing territoriale, accoglienza, voglia di affascinare, perché se affascini hai una marcia in più. E tutto per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini. L’onore è un bene particolare: non si misura e non si compra, ma è la base anche della buona economia. Senza onore non c’è accrescimento della città e dei cittadini. Ha ragione Carlo Maria Cipolla quando scrive che la missione dell’Italia da secoli è “produrre, all’ombra dei campanili, cose belle che piacciono al mondo”. E a me questa Italia che investe sulla bellezza piace: questa Italia ha futuro.

Altre news
16 Gennaio 2025
Il ruolo strategico del packaging nella filiera per la private label. A Marca 2025 l'intervento di Roberto Romboli
Nel corso di Marca 2025, Roberto Romboli, Responsabile del Prodotto MDD Dit, ha partecipato all'incontro "Il ruolo strategico del packaging nella filiera per la private label". Un confronto stimolante e ricco di spunti di riflessione nel corso del quale Romboli ha potuto contribuire con la propria esperienza e le prospettive relative ai diversi mercati, ma […]
Dit a Marca 2025
19 Gennaio 2025
Dit a Marca 2025 con "La Marca Prossima"
ll 15 e il 16 gennaio 2025 Dit ha partecipato a  MARCA 2025, la ventunesima edizione di uno dei più importanti appuntamenti per il settore della GDO in particolare per le insegne e i fornitori interessati a collaborare nell’ambito della Private Label. La partecipazione di Dit è stata dettata dalla volontà di creare nuove relazioni […]
17 Gennaio 2025
Città prossima. Consumatori, clienti, cittadini nelle smartcity e smartland
Lo scorso 19 novembre 2024 Dit ha promosso un evento rivolto al mondo della GDO, delle industrie di marca e delle istituzioni per ragionare di cambiamenti sociali e dell’evoluzione del commercio di prossimità nel nostro paese insieme agli esperti.  Erano presenti tra gli altri ospiti, Elena Granata, Ermete Realacci e Aldo Bonomi. Cittadini alla ricerca […]
3 Marzo 2025
IN 5 MINUTI. Ripensare la prossimità e il concetto di smartcity: una questione di spazi, una questione di relazioni. Conversazione con Elena Granata, urbanista, docente di urbanistica al Politecnico di Milano
Cosa significa prossimità? È solo questione di spazi e di tempi? Chi è un buon vicino e perché? Queste e tante altre domande ci guideranno nelle conversazioni sulla prossimità che abbiamo organizzato coinvolgendo alcune delle più autorevoli voci del paese su questo tema per noi fondamentale. Perché, crediamo, prima di vendere, dobbiamo sempre cercare di […]
crossmenu linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram